In occasione della performance di Keiji Haino, Merzbow e Balázs Pándi alla St.Elisabeth-Kirche, abbiamo chiacchierato con la curatrice Manuela Benetton della sua rassegna di concerti nelle chiese berlinesi.
V: Come nasce la serie di concerti nelle chiese berlinesi?
MB: L’idea è nata lo scorso anno, dopo quello dei Marginal Consort. Mentre assistevo alla performance alla St. Elisabeth-Kirche mi sono resa conto che quella tipologia di evento aveva le potenzialità per una piccola rassegna, così ho iniziato a sviluppare questo concetto da un punto di vista curatoriale, collocandomi al confine tra musica e arte. Prestando particolare attenzione all’aspetto scenografico e architettonico, capace di impattare in maniera profonda sia sul pubblico che sui musicisti. Per quanto a Berlino, alcune chiese, vengano utilizzate per eventi o presentazioni, il circuito dei concerti di musica sperimentale ed elettronica ha sempre privilegiato altri luoghi e altre emozioni, più legate alla dimensione notturna e scura.
Quindi pensare a un concerto all’interno di un luogo illuminato, anche e soprattutto dalla luce naturale, e vederla cambiare nell’arco della perfomance, all’interno di uno spazio con una forte verticalità rispetto alle condizioni più claustrofobiche dei club, ha generato una condizione emotiva e mentale molto suggestiva. La scelta poi di eliminare il palco, e con esso la distanza – e anche una certa gerarchia – tra pubblico e performer, ha reso l’esperienza più orizzontale e partecipata. Stare seduti a fianco ai Marginal Consort, a ridosso di Keiji Haino, Merzbow e Balázs Pándi, a pochi passi da Terry Riley ha generato un’esperienza collettiva, di condivisione che in un concerto tradizionale non si verifica. Il concerto di Terry Riley e del figlio Gyan Riley è stato fatto alla Zionskirche, una chiesa protestante, molto semplice, però già solo la presenza delle vetrate colorate e del tipo di luce che filtrava generava commozione. E loro erano lì, senza transenne, buttafuori, in un luogo in cui i live si verificano raramente, che quindi mantiene una sua aura.
V: Però tra tutti i luoghi possibili perchè scegliere proprio le chiese?
MB: Da sempre nei concerti che organizzo presto attenzione alla dimensione del luogo, al fatto che sia adatto al contenuto che propongo. Il format che avevo realizzato al Kantine, funzionava benissimo perchè era adatto al contesto del club. I Marginal Consort invece necessitavano di uno spazio più fisico, in cui il pubblico potesse muoversi liberamente, perchè lo prevede la loro perfomance. Il luogo non è un semplice contenitore, quello che deve rimanere è l’esperienza, quindi l’ambiente gioca un ruolo fondamentale per far si che essa sia personale e collettiva, che venga costruita insieme. Nel caso delle Chiese c’è una preparazione emotiva che precede il live, perchè si sta entrando in un luogo di culto. Quindi si tratta di un’esperienza estatica ed estetica, soprattutto quando diversamente dalla St. Elisabeth-Kirche, ci solo elementi come l’altare, la croce, le balconate, le finestre.
V: Con quale criterio scegli i musicisti per i concerti?
MB: Potrei dire semplicemente il gusto. In generale gli artisti che invito sono relativamente nuovi rispetto alla città in cui vengono chiamati, quindi rientrano in una dimensione di unicità, o perlomeno rarità. Non vengono selezionati a partire da ragionamenti di natura commerciale, tipo fare facilmente sold out, anche se i concerti devono essere sostenibili. E sono artisti che io per prima sono felice di ascoltare e proporre. Quindi sono un numero esiguo di ospitate, in una città come Berlino che da un punto di vista musicale offre molto.
V: Quindi è un approccio curatoriale più vicino al mondo dell’arte?
MB: Sì, non è da promoter. É diverso rispetto al mondo musicale. Anche se oggi i confini sono sempre più fluidi. Sicuramente presto attenzione al fatto che gli artisti che chiamo siano attivi anche in altri ambiti artistici, oltre alla musica. Come le arti visive, per esempio. Nel caso dei Nurse With Wound abbiamo presentato tutti i quadri di Steven Stapleton, che qualche giorno dopo il live sono stati presentati anche in una grandissima mostra in Inghilterra. Non abbiamo avuto la possibilità di esporli come opere, ma abbiamo realizzato degli still che sono stati proiettati durante il concerto alla Sophienkirche. Il prossimo concerto che faremo all’interno della St. Elisabeth-Kirche, presenterà due tipologie di perfomance, da una parte avremo il trio di The Speaker, il progetto collaborativo di Valerio Tricoli, Pan Daijin e Werner Dafeldecker, con Pan Daijin che sul palco reciterà uno spoken word e poi ci sarà Beatriz Ferreyra, che è una compositrice acusmatica, a cui ho lasciato completamente carta bianca nella selezione dei propri lavori.
V: Tornando al luogo, c’è qualche motivo specifico per cui dai così importanza all’architettura?
MB: Questa scelta li predispone mentalmente a un altro tipo di perfomance, anzi a ripensarla completamente in funzione del luogo.
V: Un aspetto che mi aveva emozionato molto nella perfomance dei Marginal Consort era stato il lento passaggio dalla luce al buio..
MB: Anche a me è piaciuto moltissimo, perchè in una performance della durata di tre ore, questa evoluzione ha contribuito a drammatizzarla, mettendo in evidenza lo scorrere del tempo. Per cui dalla luce diffusa e diurna, a un certo punto ci siamo ritrovati al buio, con le luci puntiformi sui loro tavoli.