Un mutamento psicopercettivo di rilievo riguarda le pratiche di fede e i loro oggetti una volta fuoriusciti dalla geografia di appartenenza. Il tappeto con bussola di cui parla l’antropologo Franco La Cecla in Jet-lag non è semplicemente il simbolo della contraddizione tra l’ancoraggio della fede islamica a una tradizione geografica e la sua scissione in relazione all’introduzione dell’Islam all’interno del paesaggio delle metropoli globali come conseguenza della diaspora, bensì si tratta anche di un oggetto desacralizzato che si predispone ad usi inaspettati. È il simbolo non solo della contrapposizione tra localismo e globalizzazione ma anche della loro fruttuosa unione. I paraphernalia della religione acquisiscono lo stesso statuto degli oggetti di consumo consentendo da un lato la continuazione della fede in un Altrove lontano, dall’altro l’apertura all’esterno: alla curiosità, alla multietnicità, alla fantasmagoria, alla fiera delle identità. Svuotandosi del connotato “serio interno” si trasformano in stereotipi, paccottiglia di latta colorata, identità che diventa folclore da bancarella (La Cecla Franco, Jet-lag, pag.56). Sono “oggetti discesi” che incantano per la loro laicità, non più per la loro sacralità, consentendo spostamenti immaginari tra mondi di significato e identità.
I paraphernalia, siano essi piccole moschee sveglia, Krishna di latta, Gesù che muovono gli occhi in cartoline opalescenti, Buddha sorridenti di gomma, stanno tra la caduta secolare dei culti e la loro ripresa nel gomito a gomito urbano, configurandosi come nuovi appigli di un’appartenenza glocale, luogo di nuove mediazioni e riproduzioni. Specchio di città transumanti e metaforiche che si insinuano nel tessuto limpido della città pianificata e leggibile (De Certeau Michel, in Cottino Paolo, La Città Imprevista, pag.113). Barbès è un buon esempio. Qui, dove si sono insediate le ultime ondate africane, la diaspora si trasforma in festa quotidiana: danza, orgoglio, civetteria, ostentazione, volontà di distinzione, gioco dei travestimenti e dei fraintendimenti. Personificazione di un nuovo ordine comunicativo rappresentativo. Moda, di cui La Goutte d’Or è il suo singolare laboratorio. Un anfratto di territorio parigino semi abbandonato, sorvegliato, dove, se si trova il coraggio di entrare, è possibile rievocare i ricordi delle luci di Bamako e Ouagadougou. Tra Rue Myrha, Rue de Poissonniers e Boulevard Barbès la gente si veste per mostrarsi. I ‘migranti’, come se si fossero scrollati di dosso la timidezza dei primi arrivati, mettono la loro differenza in vetrina.
Coiffeur, negozi di creme, di parrucche, ristoranti, bistrò, che un tempo erano il rifugio delle minoranze africane, sono oggi afro-parigini e si propongono all’esterno con uno stile aggressivo, sfacciato, dirompente. I coiffeur in particolare sono veri e propri luoghi del divertimento, ospitano feste, sfilate, dibattiti improvvisati, Dj che propongono il loro sound fino tarda notte, senza più chiedere “permesso”. Anche se difficili da penetrare i templi dell’acconciatura sono il punto di riferimento di un nuovo movimento che coinvolge sarti, artigiani del ritocco, boutique di stoffe, negozi di scarpe, stilisti afro-parigini che insieme promuovono concorsi non più orientati solo al coinvolgimento del quartiere o della clientela “etnica” ma all’apertura.
Alle settimane africane organizzate da Radio Nova e dalla rivista d’arte Revue Noire (sui percorsi alternativi di indigenizzazione della comunicazione e relativi alla formazione di identità e comunità glocali dislocate e connesse che sostengono movimenti politici, etnici e religiosi, un caso interessante è quello di Med Tv: televisione satellitare londinese utilizzata dalla comunità curda per supportare in Turchia il movimento etno-politico curdo. Med Tv, grazie alla connessione è contemporaneamente un canale televisivo curdo in Turchia con sede a Londra, con un sito di riferimento in Belgio, scritto in lingua inglese e che fa riferimento all’AKIN, American Kurdistan Information Network con sede a Washington D.C. Med Tv, che è diventata MedyaTv e opera sul web, ben rappresenta la contingenza e la dimensione possibilista dell’identità e della sua affermazione in tempi di globalizzazione [Boccia Artieri Giovanni, Media-mondo, pag.175]) un pubblico da Rive Gauche assiste alla sfilata dei nuovi modelli afro-parigini, un concentrato di contaminazioni culturali e di storie mélange, di corpi in transito, metamorfosi incompiute, scavalcamenti linguistici e fughe verso stili e forme espressive d’avanguardia.
Una mescolanza multietnica che sottolinea un nuovo sguardo, un nuovo modo di stare al mondo, come osservatorio e al margine, che denota il bisogno di seduzione, provocazione, rinnovamento. Il futuro è aperto. Perché l’apertura è cognitiva e comunicativa. È performance. Sfida. Espressività. Formattazione e sovrascrittura della propria identità e biografia in piena libertà, quella che il transito e il continuo raffronto coi media suggerisce e permette, nella forma di sceneggiature di vite immaginate, ricombinazioni di simboli e appartenenze culturali cristallizzate. L’erranza stimola la riformulazione della vita su basi evenemenziali e della soggettività a partire dal gioco delle identità, in termini di autoproduzione, autocontrollo, autoregolazione del proprio comportamento, autoriflessione e autocostruzione del proprio habitat e ordine comunicativo e rappresentativo.
Di qui lo statuto ubiquitario e molteplice del soggetto che, frammentato nella pluralità di luoghi d’azione di cui è partecipe, si fa sempre più astratto: punto, figura, supporto per l’informazione, data-immagine (Boccia Artieri Giovanni, Media-mondo, pag.144). E anche il passaggio dalla società moderna del controllo, intimidita da alterità e movimento, fondata sullo sguardo panottico con le sue strategie di supervisione, contenimento, gerarchizzazione e segregazione, a quella postmoderna della libertà in cui osservazione osservante e interconnessione multimediale definiscono gli orizzonti del cambiamento all’insegna di inclusione, telepresenza, trasparenza e trans-apparenza; e del desiderio di sovra e sottoesposizione mediatica con il suo valore di meta-commento sociale.
Saggio tratto da Extended Mind. Viaggio, comunicazione, moda, città, a cura di Carlotta Petracci, anno 2006.