Love On The Left Eye è una riflessione immediata e dolorosa sulla visione. Una serie di fotografie di Nobuyoshi Araki che seguono all’accecamento dell’occhio destro. Masanori Morikawa, direttore creativo di Christian Dada, decise di includerle in una sua sfilata, incorporandole nei capi, dichiarandosi profondamente ispirato dall’attitudine del fotografo giapponese, dalla sua capacità di creare l’arte a partire dalla vita. Un punto di vista interessante, soprattutto se messo in relazione con la figura di uno dei fashion designer contemporanei più ribelli, che dello spirito dadaista ha fatto una personalissima bandiera. Dopo aver fondato il marchio nel 2010, rifacendosi da un lato all’avanguardia di inizio Novecento, dall’altro scegliendo il nome del nonno per richiamarsi al suo heritage legato al ricamo, Morikawa è stato catapultato sotto i riflettori internazionali grazie al suo innegabile talento e a star come Lady Gaga e G-Dragon, nel pop, e Takashi Murakami, nell’arte, che hanno scelto di vestirlo.

Capace di combinare sofisticate lavorazioni con le culture di strada, celebre la sua collezione del 2015, Invaders, dedicata agli Z-BOYS e alla nascita dello skaterboading negli Anni Settanta a Dogtown, in California, con la collezione uomo autunno-inverno 2017 si concentra sugli aspetti problematici dell’adolescenza. Blue, questo il suo nome, in giapponese identifica esattamente questo stadio della vita, con il suo corredo di frustrazioni, violenza, alienazione e consumo di droghe. Se è vero che in passato Morikawa aveva già focalizzato l’attenzione sugli aspetti hardcore della cultura, incorporando la punk attitude di Catherine Hardwicke di Lords of Dogtown, o lasciandosi ispirare dai bikers, esattamente come il nonno ricamava per le bike gangs, con Blue tutte le regole si sovvertono, i capi vengono decostruiti e ricostruti, alcune parti vengono eliminate, gli interni vengono esposti, i capispalla riportano chiusure laterali come i kimoni, il tartan abbonda e gli slogan “urlano” sulle magliette. Due statement si imprimono nella memoria: “too fast to live”, “too young to die”, un inno all’intuizione e all’emozione, contro il razionalismo imperante del mercato del lusso. In poche parole un’ottima sintesi tra anarchia e alta moda.

 

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