Il grande ritorno è sempre quello del corpo, come oggetto di discorso e trasformazione. Il corpo queer e mutante che definisce l’identità del perfomer, quando sul palco incontriamo nella medesima serata, quella di apertura di C2C 2022 a Torino, Lyra Pramuk e Arca.

Non si può tralasciare l’idea di questo corpo inquieto nell’analizzare la produzione artistica di entrambe, quella discesa nel profondo dove l’incontro tra maschile e femminile è caos puro, dove il rigetto apre la strada alla sperimentazione e il desiderio di un corpo altro si estrinseca attraverso un diverso uso della voce. È stata proprio quest’ultima, non a caso, l’elemento più affascinante di entrambe le perfomance. Non nuovo nell’immaginario astratto, post-minimalista ed etereo di Lyra Pramuk, le cui collaborazioni con la compositrice Holly Herndon, contribuiscono a definire una direzione futuristica della componente vocale. La voce utilizzata e interpretata come uno strumento, assecondando le sue potenzialità espressive più che comunicative.

 

https://www.youtube.com/watch?v=NL-tvd8jeBc

 

Nella perfomance di Arca invece la voce è diventata il manifesto della transizione, acuta come non lo era mai stata, si è fatta volto nella penombra, lineamenti di donna nella epilettica sovrapposizione di immagini delle sue molteplici incarnazioni. Del resto il corpo di Arca è un territorio sconfinato, in cui umano e fantastico generano entità aliene, come nel ciclo Cremaster di Matthew Barney, ricordandoci che non esiste confine che non possa essere superato, quando si è creatori totali di se stessi. Non è un confine l’abito, non lo è il genere, non lo è la carne. Così è il suo suono: selvaggio, spezzato, disarmonico, ma soprattutto è un suono che si riconosce perfettamente nella definizione di post-culturale, data da Teresa Macrì nella sua analisi delle pratiche artistiche post-coloniali, di quella America Latina in cerca di una nuova identità (mai compiuta) tra sincretismo, ibridismo e mezcla.

 

https://www.youtube.com/watch?v=mTfIvm6V3XE

 

Se la nostalgia rappresenta il tratto distintivo della produzione artistico-musicale della nostra epoca, Pa Salieu è senza dubbio un’eccezione. Il suo album di debutto Send Them To Coventry, che raccoglie gran parte dei singoli che hanno costellato la sua rapida ascesa, con una combinazione molto personale di grime e dancehall, quest’ultima con un’impronta minimalista, si è imposto all’attenzione di un pubblico sempre più ampio, anche grazie alla rete. E possiamo dire che, nell’energico live della ventesima edizione di C2C, questo percorso abbia preso una forma palpabile. Sui maxi schermi si imponeva un perfomer già maturo, a suo agio sul palco, empatico nei confronti del pubblico, senza incertezze vocali. La sua sola presenza ha catapultato Torino e l’Italia, per poco più di un’ora in un altrove internazionale, una sensazione che, nonostante i grandi nomi a cui ci ha abituato il festival, si è forse respirata per la prima volta. Dai margini Pa Salieu ha aperto la breccia verso un futuro in cui le logiche centro-periferia si perdono nella memoria, scrivendo in questo modo, attraverso la musica, un’altra Storia.

 

https://www.youtube.com/watch?v=JT-0NwoADO0

 

La seconda sera di C2C ha avuto due protagonisti indiscussi del dancefloor: Jeff Mills, che sul palco di Stone Island ha dato prova ancora una volta della sua inventiva da veterano e maestro della techno, e Jamie XX che sul main stage, nonostante l’acustica abbia penalizzato parte del suo set, ha dimostrato di essere uno dei producer più eclettici in circolazione. L’ultimo singolo Kill Dem ne è la prova: influenze caraibiche punteggiano un immaginario sonoro che più volte è stato definito post-dubstep, ma che in realtà si impone per la sua ricchezza “cromatica” e anche per la capacità di flirtare col pop, senza esserlo mai realmente. Amato dal suo pubblico erudito, Jamie è un talento che forse può essere apprezzato maggiormente in cuffia, per cogliere alla perfezione la sua sensibilità per il ritmo, tanto quanto la sua capacità di metterlo anche in discussione. Nonostante ciò non esserci sarebbe stato un delitto!