La prima volta che mi imbattei in Aalto fu nel lontano marzo 2015 quando Tuomas Merikoski portò le sue creazioni nella vera capitale morale della moda. Andai alla presentazione al club Faust, un locale notturno all’interno di uno dei pilastri che sostengono il Pont Alexandre III, guardai con curiosità e convenni con un paio di colleghi che “se son rose fioriranno”.
Il maestro del luogo comune, insomma. Stagione successiva tutti alla Maison Finlandaise, seconda collezione e le rose in effetti cominciano a sbocciare ma con i soliti colleghi commentai che bisogna dare tempo perché, per capire se ne vale la pena, ci vogliono generalmente almeno tre stagioni (tranne casi rarissimi). Arriviamo alla f/w 2016 e lì ricordo di aver sentenziato “OK, ci siamo”. E ora veniamo alla stagione attuale, la f/w 2017 con una collezione ispirata all’artista Tove Jansson e alle sue illustrazioni per bambini e infatti le maglie, i soprabiti e le giacche sembrano le sue tele con disegni quasi fauvisti ma per un pubblico under 10.
Nella moda purtroppo c’è pochissimo posto per il sogno inteso nel senso più infantile e innocente del termine e, dunque, quando ti capita di assistere ad una sfilata con ispirazioni di questa natura ti senti immediatamente proiettato in un mondo fatto di colori accesi, animali che non sono esattamente come dovrebbero essere, piante che sembrano crescere dall’alto verso il basso, cappellini antipioggia come mettevamo da bambini, stampe che ricordano quelle delle carte per impacchettare i regali. Gli scandinavi sono così: hanno un’idea del colore e della composizione che non corrisponde alla nostra, loro devono “inventarsi” i colori, noi li viviamo ogni giorno. Loro sognano, noi meno. Loro vivono quattro mesi al buio, noi viviamo inondati da luce, cielo e sole. Loro sono esoticamente interessanti ai nostri occhi perché quasi non li capiamo e Tuomas Merikoski è ancora più interessante perché unisce questa visione ad un innegabile talento.