Quale importanza riveste la musica all’interno di una ball? Chi sono i dj e producer di vogue beat assolutamente da conoscere? Abbiamo intervistato DJ Lil’ Jean, della romana Kiki House of Munera, per saperne di più.
V: Partiamo da te. Quando ti sei avvicinato alla musica?
DJ Lil’ Jean: A quindici anni, quando vivevo in Sardegna. Avevo cominciato a suonare alle feste degli amici. Dopo le prime sperimentazioni mi ero preso una pausa perché volevo dedicarmi alla produzione di hip hop, che è andata avanti per qualche anno. In seguito ho scoperto una particolare affiliation per la house music, la tribal, la deep house; la mia produzione ha cominciato a virare e ho ripreso a suonare come DJ questi generi. Poco dopo mi sono trasferito a Roma per frequentare la Urban Dance Academy e ho suonato per le prime battle di diversi stili di danze urbane. La partecipazione alle battle, anche come spettatore, mi ha permesso di capire quali tracce selezionare e come organizzare le playlist, spingendomi ad una ricerca sempre più approfondita. Affiancare il percorso da DJ a quello di ballerino è stata la chiave di volta: se il DJ è anche un ballerino riesce a interpretare meglio le esigenze di chi danza, assecondando con i beat i momenti chiave delle perfomance.
V: A Roma sei entrato a far parte ufficialmente della Ballroom scene?
DJ Lil’ Jean: Sì, nell’ambiente urbano di Roma ho incontrato Annalisa Marcelli e Giorgia Ianniccheri, che conoscevo già di nome quando vivevo in Sardegna, che sono tra le pioniere del voguing in Italia. Fanno parte di due Major House, la Yamamoto e la Ultra Omni, entrambe sono parents e fondatrici della Kiki House of Munera, che rappresenta la prevalenza della Ballroom scene romana, ma conta membri in tutto il territorio italiano. Mi sono avvicinato alla scena prima attraverso la danza, poi lentamente come DJ. La prima volta che ho suonato è stato a una training ball, nel dicembre del 2016, grazie sempre a Anna e Giorgia, che hanno creduto in me sin da subito, dandomi l’opportunità di suonare più volte nel corso degli anni e soprattutto la responsabilità di suonare alla ball “The New World Kiki Function” al Voguexchange dello scorso febbraio, un evento di rilievo in Italia. Vivere in una città come Roma e aver cominciato a viaggiare, mi ha permesso di comprendere l’importanza della figura del DJ nelle ball, a cui non veniva dato, a mio avviso, il giusto riconoscimento. La mia crescita è stata rapida, anche perché si tratta di una scena ancora underground, quindi non ho avuto troppi rivali, ma la mia ricerca è sempre stata minuziosa, soprattutto l’aggiornamento sulle diverse piattaforme digitali.
V: Che cosa hai imparato stando dall’altra parte?
DJ Lil’ Jean: Prima di tutto a essere sempre pronto. Una ball può durare anche più di sei ore, quindi occorre essere lucidi e costantemente “sul pezzo”. Mentre una traccia sta suonando, bisogna occuparsi di cercare la successiva, considerando che serve per una nuova sfida o per un’altra categoria. Occorre contemporaneamente prestare attenzione alle richieste dei giudici e a quelle del commentator. Non è mai chiaro quanti partecipanti ci saranno, di quale calibro, quindi si deve conoscere a memoria l’intera libreria che si ha sottomano. La buona riuscita della ball è gran parte responsabilità e merito anche del DJ. Essere un performer mi ha aiutato a capire quali tracce siano più idonee per favorire la performance di chi è sulla Runway. La mia fame di ricerca, mi ha poi spinto a introdurre alcune novità, principalmente nuove tracce, per alimentare la sfida nelle battle. Se da un lato è importante che il ballerino si senta a proprio agio, dall’altro l’utilizzo della stessa musica può rendere le performance più prevedibili.
V: Quali sono i nuovi producer di riferimento?
DJ Lil’ Jean: Fra i giovani sicuramente bisogna riconoscere a Loffe Ninja di essere stato tra i primi DJ a connettersi con la nascente scena Waacking e Voguing europea. Cito anche Lazy Flow, che si distingue per il suo sound Tropical e Seven Ultra Omni, che ha in mano la scena olandese. Ci sono poi personaggi influenti o più storici come: Vjuan Allure, Mike Q, Xeraph, Capital Kaos e JR Neutron.
V: Tutti i DJ e producer che suonano alle ballroom fanno parte della scena?
DJ Lil’ Jean: Sì, se suoni alla ball, devi per forza farne parte. Devi sapere cosa succede e come si distinguono le categorie. Quasi tutti i DJ fanno parte di una Major House o di una Kiki House, o entrambe.
V: Qual è il percorso per entrare in una House?
DJ Lil’ Jean: La prima cosa da sapere è che una House va vissuta, perché è una seconda famiglia e i parents si comportano come dei genitori, aiutando i figli a crescere nella vita di tutti i giorni esattamente come nel percorso all’interno della Ballroom scene, sia che si tratti di Kiki sia di Major. Occorre dimostrare il proprio interesse per lo stile della House, dei parents e dei Kids, per l’affiatamento che c’è fra tutti i membri, con cui è anche importante scambiare delle opinioni. Poi bisogna farsi notare sulla Runway, fare in modo che i parents abbiano un interesse ad averti nella loro famiglia.
V: In cosa differiscono le Major House dalle Kiki?
DJ Lil’ Jean: La scena delle Kiki è più legata all’aspetto di divertirsi insieme, di dare spazio ai rapporti umani, è una situazione informale. In Italia la scena Kiki è particolarmente attiva e importante. Ci sono delle Kiki Ball, che in alcuni casi hanno un peso analogo alle Major Ball. Sul territorio italiano sono presenti diverse Kiki House: Munera, B. Fuji, Savoia, Dipstars, Juicy Couture, Campbell, Ubetta, Louboutin, e Armarcord. Ma anche vari capitoli italiani di Major House: Yamamoto, Ultra Omni, Ninja, Mizrahi, Revlon, Ebony, Amazon, Miyake Mugler e Milan.
V: Fammi un esempio di vogue beat.
DJ Lil’ Jean: Il più conosciuto di tutti è The Ha Dance, dei Master At Work. Quello da cui è partito tutto e che è stato campionato in una grande varietà di modi. Il bello di questa cultura è il costante dialogo con il passato, continuare a portare nella contemporaneità dei richiami “classici”, dei suoni, dei campioni, dei loop delle origini rendendoli attuali e personali.
https://www.youtube.com/watch?v=m32Z-htDAok
V: Quali sono i tuoi riferimenti negli Anni Settanta?
DJ Lil’ Jean: Tutto ciò che ruota intorno alla disco music e alla Classic House, quella che come suono mi fa subito pensare a Paris Is Burning, ai beat della Old Way, a quell’immaginario di voguing delle origini con la sua eleganza formale.
V: Quali tracce si utilizzano invece per il New Way e il Vogue Femme?
DJ Lil’ Jean: Per il Vogue Femme si utilizzano quei suoni che richiamo il “The Ha”, con una struttura che prevede al quarto e all’ottavo tempo un crash, ossia un suono che funge da accento, che permette al ballerino di chiudere la sequenza con una dip. Mentre nel New Way la questione è più articolata, perché si tratta di uno stile che deriva dall’Old Way, che ne riprende le pose e le linee, introducendo però degli elementi di “stretch”, dei veri e propri virtuosismi corporei. Quindi si possono usare dei beat un po’ più spinti, più vicini alla Tech House e alla Techno ma che aiutino sempre il ballerino a esprimere la propria musicalità e corporeità.
V: Interpretare il voguing come una danza per esprimere la corporeità anziché esclusivamente i virtuosismi coreografici è una consapevolezza che si matura quando ci si addentra in questa cultura, vero?
DJ Lil’ Jean: Esattamente. Mi è capitato personalmente, soprattutto perché all’inizio si cerca di dimostrare le proprie capacità. Si è contenti di fare parte della scena, ma la si vive in maniera acerba, perché determinate dinamiche non sono state capite prima di tutto su sé stessi. In un secondo momento si realizza che il semplice movimento di una mano, il modo in cui ci si sfiora un braccio, si guarda la giuria, in realtà traducono un pensiero, hanno motivazione, sono parte di una storia che il ballerino ha in testa. Sono un modo per rispondere alle domande: chi sono io? Perché sono qui? Quest’attitudine è fondamentale all’interno della Ballroom, se poi si aggiunge anche il virtuosismo corporeo, tanto meglio.
https://www.youtube.com/watch?v=2ydTfwnNScM&t=489s
V: I ballerini conoscono in anticipo le tracce che suonerai?
DJ Lil’ Jean: Io, come tutti i DJ, cerco sempre di aiutarli, anche se ultimamente ho introdotto alcune variazioni. Quest’anno in Italia ci sono state molte ball ravvicinate e nelle ultime ho deciso di apportare alcuni cambiamenti, sperimentando nuovi generi, per esempio, nelle categorie arms control e hands perfomance per incrementare la challenge. Ho utilizzato delle tracce che non provenivano dalla scena, ma con i suoni giusti per le perfomance dei ballerini. È un approccio interessante perché permette alla giuria di capire chi ha musicalità e come si comporta un ballerino su una traccia che non conosce.
V: Viene stimolata maggiormente l’improvvisazione?
DJ Lil’ Jean: Trattandosi di una battle la preparazione è importante quindi diciamo che la musica ti aiuta a tirare fuori le tue skills e la tua capacità di improvvisazione. La challenge consiste nell’avere degli assi nella manica, che un ballerino sviluppa attraverso la ricerca e l’allenamento in sala, che ti permettano di fare la differenza.
V: Quando suoni non partecipi alla ball?
DJ Lil’ Jean: No, perché un DJ fa tutta la ball dall’inizio alla fine. L’unico momento in cui entro sempre, naturalmente se vengo chiamato, è quello dei Roll Call (l’acronimo definisce le persone che sono più influenti all’interno della scena in un determinato periodo, oppure gli ospiti che vengono dall’estero), in cui gli viene data visibilità. Si tratta di un’introduzione che serve anche per scaldare l’ambiente. Solitamente viene utilizzata la stessa traccia, alcuni DJ hanno le proprie playlist, mentre io di recente ho composto una traccia apposta, che racchiude gli stili principali del voguing: Old Way, New Way e Vogue Femme, più una parte di Runway, in modo che all’ingresso di ogni ballerino, io possa selezionare la parte più idonea per presentarlo.
https://www.youtube.com/watch?v=QSQJIJ1MpgY
V: Che cos’ha pensato la scena della tua scelta?
DJ Lil’ Jean: Ho portato la traccia alla Omniversary Ball, che si è tenuta ad Amsterdam a fine maggio di quest’anno, dove per la prima volta c’è stata una categoria dedicata ai DJ. Per competere ognuno doveva portare un proprio beat, e io ho spiegato perché avevo sviluppato in quel modo la mia idea. Il concetto è stato molto apprezzato, anche da DJ influenti internazionalmente, come Seven della House of Ultra Omni e JJ Revlon, della House of Revlon.
V: In che modo una House nata in Europa può diventare internazionale? È necessario un riconoscimento da parte della scena americana?
DJ Lil’ Jean: Sì, possiamo chiamarlo riconoscimento. Anche se ciò che conta è lasciare la propria signature all’interno della Ballroom scene. In più, per essere definita internazionale deve avere dei chapter in più Paesi, quindi essere presente in più territori.
V: Per quanto la scena italiana sia più aperta, avvicinarsi a questa cultura richiede rispetto.
DJ Lil’ Jean: Più che aperta, userei l’espressione affettuosa, perché per essere accolti occorre comunque dimostrare di conoscere approfonditamente la cultura Ballroom e le motivazioni che spingono a voler affrontare questo percorso. Se cammini devi essere consapevole che il voguing è diventato successivamente una danza accademica, ma che ha un fondamento culturale molto forte e che non puoi avvicinarti con superficialità, perché hai visto Pose o perché da un punto di vista di visibilità ora abbraccia anche un pubblico mainstream.
V: Come ti relazioni col commentator?
DJ Lil’ Jean: Lavoriamo in totale simbiosi. Entrambi spingiamo i ballerini/walkers a dare il meglio. Mi è capitato di lavorare con commentator che prima delle sfide, sulla traccia che avevo pronta, mi chiedessero di pompare alcuni beat, per renderle più accese. Il suo ruolo è anche di intrattenitore, quindi principalmente freestyle. Solitamente si posiziona vicino al ballerino e lo aiuta a raccontare la sua storia, a tirare fuori la confidenza col proprio corpo, scandendo e indicando cosa fare. Io collaboro spesso con Chiara Bucciarelli, mia sorella della Kiki House of Munera. Mi piace il suo modo di commentare, ma soprattutto trovo interessante che sia una donna bianca, che ha ricevuto diversi riconoscimenti internazionali, in un ruolo che è sempre stato ricoperto da uomini di colore omosessuali.
https://www.youtube.com/watch?v=YrAylqSOSQU&t=176s
V: Il commentator parla sempre in inglese?
DJ Lil’ Jean: Quando presenta la ball, se vengono fatte in Italia, spesso si usa l’italiano. Se però hanno molti ospiti internazionali o sono in un altro paese si privilegia l’inglese. Mentre il commentating vero e proprio, durante le battle, è quasi sempre in inglese.
V: Che ruolo ha invece il chant?
DJ Lil’ Jean: È un coro che si forma durante la ball in funzione dell’ingresso dei ballerini. Se entro e cammino come un Ninja, la House of Ninja e i relativi “supporters” esprimeranno il proprio appoggio attraverso il chant. Ogni house, sia Major che Kiki, ha il proprio chant, per riconoscimento e partecipazione.
V: Quali sono le tracce più ricorrenti?
DJ Lil’ Jean: The Ha Dance, che è quella più iconica. Love Is the Message, che è fondamentale per l’Old Way. Nelle categorie arms e hands troviamo Din Da Da di Kevin Aviance, Give It Up di The Good Man, Vogue di Madonna (Ken Terry’s DJ Toys promo). Queste sono le più famose, ma ce ne sono molte altre sia per Runway che per tutte le categorie.
https://www.youtube.com/watch?v=5l7_Zu2AQyQ
(Un ringraziamento a Mother Anna e Father Jiji per gli eventuali chiarimenti ed aiuti.)
Intervista pubblicata sul numero 51 di Artribune.