Gli Anni Novanta sono stati un concentrato di stimoli culturali che stiamo ancora cercando di interpretare. In Europa hanno coinciso con una trasformazione importante all’interno della moda. Il dialogo con le sottoculture urbane, espressione di una nuova generazione, ha eroso lentamente la sua rappresentazione fatta di fasti, top model e show. Da un lato Claude Montana, Thierry Mugler, Jean Paul Gaultier, dall’altro l’ascesa degli Antwerp Six, il gruppo di designer provenienti dal Belgio che includeva: Walter Van Beirendonck, Ann Demeulemeester, Marina Yee, Dirk Van Saene, Dries Van Noten e Dirk Bikkembergs. Quando si parla di Veronique Branquinho è impossibile non rifarsi a questa onda lunga, che alla fine degli Anni Novanta ha visto emergere lei e altri talenti belga, tra cui Raf Simons, Olivier Theyskens e A.F. Vandevorst, che hanno poi consolidato il loro stile, talento e mercato nel corso del Duemila.

Che cos’è una donna? È la domanda che guida la sua creatività, e che trova una risposta nella dimensione interiore e in una commistione di femminilità e mascolinità, che caratterizzano i suoi capi. Alcuni considerano le sue collezioni prive di sensualità, ma sono più la ricerca dell’essenza e della forma perfetta a caratterizzare il suo approccio al fashion design, intellettuale e sobrio. Nel 2008 il MoMu di Antwerp le dedica una retrospettiva che ripercorre dieci anni della sua carriera, ma nel 2009, come altre volte accaduto, il brand esce dai riflettori del fashion system. Il ritorno avviene nel 2013, alla fashion week parigina, con una donna più matura ma pur sempre moderna e lontana dalle retoriche dei brand di lusso.

Le sue collezioni sono dei diari personali; al centro c’è spesso un conflitto, che viene declinato di volta in volta in maniera differente. Nella collezione autunno-inverno 2017 è tra innocenza ed erotismo, e traduce un romanticismo cupo, enfatizzato anche dal trucco, che ci traghetta in un’altra epoca. Quasi una rivisitazione vittoriana in chiave contemporanea in alcuni suoi elementi: cappotti molto lunghi portati come mantelle, camicie a collo alto, panciotti, salopette, tagli sartoriali e cristalli, che richiamano i costumi delle ballerine, sono sempre il risultato della convergenza e di un acuto bilanciamento tra le energie maschile e femminile.

 

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