Billboards è un lavoro seriale, del fotografo milanese Maurizio Montagna, sui cartelli per affissioni abbandonati. La relazione tra lo svuotamento di senso connesso al disuso e il contesto paesaggistico che li accoglie, crea un aspetto dissonante e surreale dei luoghi. Il progetto è composto da immagini in bianco e nero che formano installazioni fotografiche con foto singole, dittici, trittici, polittici.
Nel costruire le proprie immagini spesso i fotografi fanno uso di ciò che rientra nell’inquadratura per suggerire quello che è stato escluso. Il dettaglio di una ruota è sufficiente per stabilire la presenza di un’automobile, una mano sta per un individuo e una distesa di palle di cannone o un batuffolo di pelo rimasto appeso alla carcassa di un coyote possono prendere il posto di uno scenario di distruzione e morte. Thomas Demand porta alle estreme conseguenze questa evidenza, rimuovendo completamente dalla propria rappresentazione il soggetto originale per sostituirlo con una sua ricostruzione. Maurizio Montagna agisce in modo opposto nella serie Billboards, palesando una mancanza, quella del contenuto dei cartelli pubblicitari, per concentrare l’attenzione su ciò che è presente nelle sue fotografie, dominate da ampie superfici monocrome e strutture geometriche.
Montagna si interessa a quello che può vedere, e quello che a lui interessa è incluso nel campo di ripresa (le sue immagini sono centripete, ossia tendono a non espandersi oltre i quattro lati che le delimitano). […] Montagna non abbozza alcuna tassonomia e non individua tipologie. La collezione che mette insieme riguarda le sue stesse immagini e non gli oggetti che vi sono rappresentati. Ogni singolo scatto di questa serie deriva dalla fiducia del fotografo nella possibilità di descrivere (o ricostruire) con il proprio mezzo una certa quantità di bellezza. Il progetto di Maurizio Montagna ha, fra l’altro, un esplicito contenuto politico […] Montagna si propone di riportare alcuni frammenti di verità […] a proposito del territorio geografico e sociale entro cui si è mosso. La sequenza di Billboards, allora, costituisce innanzitutto una documentazione su una particolare categoria di opere di architettura/design e la loro integrazione nel contesto urbano ed extra-urbano […]
Allo stesso tempo, ovvero secondo un differente livello d’interpretazione, ci troviamo di fronte a una categorica testimonianza della pervasività della comunicazione pubblicitaria, paradossalmente segnalata attraverso un silenzio assoluto e surreale che corrisponde alla volontà di sospendere il giudizio. Non si tratta dunque né di un gesto eversivo, quello di rimuovere e sbiancare schiere di messaggi promozionali, né della realizzazione sulla carta di un’utopia, Montagna dal canto suo non risponde ad alcuna domanda, rifugiandosi nell’ambiguità del proprio mezzo. La pubblicità, i manifesti, sono buoni o cattivi? Non è questo che interessa: il fatto è che ci sono, e la loro sola presenza determina una serie di ricadute sugli individui che li incrociano, modificandone i comportamenti, e sullo spazio in cui sono introdotti.
Articolo pubblicato su Rent, issue 01, anno 2009.
Testo dal saggio introduttivo Billboards e non oltre,
in Maurizio Montagna, Billboards,
Damiani Editore, Bologna 2008