Housing, Celebration, Florida.

Mondi paralleli, microcosmi, nonluoghi, utopie realizzate, in qualsiasi modo li si voglia chiamare i luoghi del consumo sono delle vere e proprie “macchine per comunicare” che operano su un piano prevalentemente spettacolare (Codeluppi Vanni, Lo Spettacolo della Merce, pag.28). Vanni Codeluppi li definisce spazi “semi-pubblici”, ossia che si collocano a metà tra pubblico e privato, poiché intrecciano la sicurezza del privato e la libertà e la vivacità dello spazio pubblico (Codeluppi Vanni, Lo Spettacolo della Merce, pag.33). D’altra parte oggi i confini tra pubblico e privato sono piuttosto liquidi, come dimostrano l’inarrestabile occupazione dello spazio sociale delle metropoli da parte di pubblicità e comunicazione, e la progressiva ‘vetrinizzazione’ dei centri storici, che in alcuni casi vengono addirittura venduti dai rispettivi comuni a società private o trasformati in living museum.

 

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Questa sottrazione degli spazi pubblici alla vita della città contribuisce a renderli sempre più oggetto di esperienza estetica e consumo spettacolare, trasformando anche gli stessi cittadini in turisti o attori improvvisati di una scena teatrale che si fissa su fondali di cartapesta. Uno dei casi più emblematici di questa tendenza è Celebration,
insediamento artificiale che reca con sé il marchio Disney. Questa cittadella della Florida costruita prendendo “the best ideas from the most successful towns of yesterday and the technology of the new millennium, and synthesize them into a close-knit community that meets the needs of today’s families” (dal sito di Celebration) rappresenta una delle esperienze più interessanti di realizzazione di una comunità artificiale, che finisce con l’eccedere in pratiche di vita comunitaria, essendo abitata da persone che vi si sono trasferite proprio allo scopo di dedicarsi alla collettività (Ross Andrew, Celebration: la città perfetta. L’utopia urbanistica finanziata da Disney). In questo mondo globale in cui volenti o nolenti ci ritroviamo, dove i luoghi tradizionali di riunione si svuotano o acquisiscono altri sensi, dove le società si diffrangono in comunità e tribù, l’accesso sembra divenire l’unico modo di vivere possibile, o comunque praticabile.

 

Saggio tratto da Extended Mind. Viaggio, comunicazione, moda, città, a cura di Carlotta Petracci, anno 2006.